La vittoria di Trump

Pier Giorgio Maiardi

9/11/2024

Sulla vittoria di Trump nelle elezioni americane si possono fare molte considerazioni di carattere diverso: a me appaiono più evidenti quelle di carattere negativo o perlomeno di assai dubbia positività!

La prima, a mio parere, riguarda gli elettori che hanno votato tenendo conto solamente del presunto interesse proprio: Trump promette profitti certi, nessun sacrificio a favore della collettività e del bene comune, sicurezza per ciascuno assicurata, libertà negli affari per i più ricchi, i produttori di petrolio e di armi e nel contempo assicurazione di pace e prosperità, una nuova “età dell’oro”. Non importa se ciò significa chiudere gli Stati Uniti al resto del mondo in un egoismo perlomeno fuori tempo, con conseguente disprezzo per ogni organizzazione che riunisca gli Stati in alleanze e strutture comuni, compiere la “deportazione” più poderosa mai avvenuta in America di persone immigrate, senza alcuna considerazione dei più elementari diritti alla vita, piena libertà nel possesso di armi da parte di ciascuno con conseguente possibilità di rendere più violenta la conflittualità fra cittadini, fra etnie, fra diversi per condizione umana e sociale, nessuna considerazione per l’ambiente e per i cambiamenti climatici che comporterebbero, ora, doverose limitazioni alla libertà di comportamento. Ebbene sono questi gli argomenti che hanno reso più attraente la proposta elettorale di Trump,  su questi Trump ha costruito il suo sfrenato populismo. Non importa se Trump sia un pregiudicato, un conclamato evasore di imposte, e tantomeno un uomo dalla assai dubbia sincerità e correttezza morale, un uomo incapace di accettare i risultati elettorali nel caso gli siano sfavorevoli. Ciò che lascia assai perplessi è che questo personaggio risulti gradito dalla maggior parte degli elettori americani, che la sua elezione sia accolta favorevolmente anche fuori dai confini statunitensi da chi crede di poterne trarre vantaggio per un diverso ordine internazionale. Verrebbe da pensare che nel mondo oggi prevalga in modo esorbitante l’istinto egoistico, l’interesse privato dei singoli cittadini ed un nazionalismo accentuato.

La seconda considerazione deriva dalla prima: le proposte politiche che predominano rispecchiano l’immediato senza alcuna visione più ampia che riguardi il futuro della convivenza mondiale: tutto oggi dimostra che il futuro della sopravvivenza dell’umanità è legata ad alleanze fra gli Stati che sono necessari gli uni agli altri, le risorse devono essere rese comuni, deve prevalere la solidarietà in ogni ambito di convivenza. La storia ha mostrato, e con più evidenza lo sta dimostrando ora, che l’egoismo e il nazionalismo esasperato provocano l’inimicizia che diventa conflittualità che, a sua volta, genera la guerra e la guerra è la massima ingiustizia inflitta al popolo che ne subisce tutte le conseguenze distruttive e mortali. Oggi, poi, con le armi che ci siamo costruiti, la guerra può provocare l’autodistruzione totale dell’umanità! Un altro elemento che il politico dovrebbe avere presente è il degrado dell’ambiente, sempre più evidente, che potrebbe far venire meno le condizioni elementari della sopravvivenza. Il politico oggi, a mio parere, dovrebbe avere questa visione ed educare, responsabilmente, i cittadini a questa visione nell’interesse comune, non lucrare sui loro desideri più istintuali illudendoli, per sovrappiù, con promesse irrealizzabili, o addirittura che è bene non si realizzino.

La terza e conclusiva considerazione è sul progressivo degrado del sistema democratico a cui mi pare quest’ultima vicenda elettorale dia un ulteriore contributo, stanno venendo meno le condizioni fondanti della democrazia: la propensione  dei cittadini alla solidarietà, la sensibilità al bene comune e la disponibilità alla partecipazione. Il populismo di Trump, che esalta il proprio ruolo salvifico capace di garantire il tornaconto di ciascuno, non esprime la preoccupazione di tenere alla crescita di quelle condizioni e tanto meno di creare le strutture per una partecipazione autentica alla vita comune, mentre questa dovrebbe essere la preoccupazione di ogni politico responsabile.  E certamente la vittoria elettorale di Trump incoraggia e rafforza le componenti di destra radicale, quella sovranista e antistorica, sempre più presenti negli Stati, soprattutto europei, che si sono affrettate ad esprimere la loro piena soddisfazione. 

In conclusione la vittoria di Trump potrebbe essere giudicata una “cattiva notizia” che aumenta le ragioni di pessimismo per il nostro futuro e di rassegnazione per la nostra impotenza: ma è proprio qui che, contro ogni evidenza, deve emergere la speranza fattiva di chi crede che le cose possano cambiare perchè gli uomini ne hanno la capacità, che il seme seminato nel nostro terreno arido possa sbocciare, c’è solamente la necessità che quel terreno venga lavorato con costanza e fiducia!