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A proposito delle riforme istituzionali ...
Alvaro Bucci
24 Maggio 2023
Incontrando il 9 maggio scorso le forze politiche della minoranza, la premier Giorgia Meloni ha inteso avviare decisamente il percorso delle riforme istituzionali. E intendendole fare, come maggioranza, “anche da soli”, perché, puntualizza, per fare le riforme “abbiamo ricevuto un mandato dai cittadini”. Sono quindi una priorità per rispettare il voto dei cittadini e dare stabilità agli esecutivi futuri.
Sul tavolo del confronto le proposte del presidenzialismo e del semi-presidenzialismo, con elezione diretta del presidente della Repubblica, nonché del premierato, con l’elezione diretta del presidente del Consiglio. Ha tenuto ad essere presente, oltre al vicepremier Antonio Tajani, anche il vicepremier Matteo Salvini, tanto per puntualizzare che tra le riforme da fare c’è l’autonomia differenziata, “bandierina” della Lega, legata al presidenzialismo, “bandierina” di Fratelli d’Italia. Non è da dimenticare che Fratelli d’Italia intenderebbe livellare i percorsi delle riforme costituzionali al progetto portato avanti da Calderoli, caparbiamente nonostante i diffusi pareri contrari.
Al termine degli incontri, Giorgia Meloni deve registrare una netta chiusura di tutte le forze di opposizione in materia di presidenzialismo e semipresidenzialismo, e invece “una posizione più variegata” sull’elezione diretta del premier, con il no di Pd e Cinquestelle (disponibili a rafforzare un po’ i poteri del capo del governo) e con la disponibilità del Terzopolo per il modello del “sindaco d’Italia”.
Fatto il quadro, mi sembra opportuna qualche riflessione, tenuto conto che con le ipotesi di riforma che si prospettano, sia il presidenzialismo che il premierato, si verrebbe a incidere su un assetto di equilibri istituzionali, di equilibrio di poteri degli organi costituzionali che configura la forma di governo e quindi il nostro sistema di democrazia. Anche l’ipotesi del premierato, che prevede l’elezione diretta del presidente del Consiglio, determinerebbe una riduzione significativa dei poteri del capo dello Stato.
E’ innegabile la necessità di un sistema che dia maggiore stabilità al Paese, non dimenticando, però, che l’attuale sistema ci ha garantito comunque decenni di democrazia, pur con le ombre che non sono mancate.
Occorre quindi molta cautela e ponderazione nel mettere mano a cambiamenti di parti determinanti della nostra Costituzione, come in materia di forma di governo. Non dimenticando che precedenti tentativi di modifiche sono falliti o hanno prodotto conseguenze negative che ancora si scontano, come per la riforma del Titolo V.
Occorrerebbe soprattutto quello spirito che ha caratterizzato le scelte dei costituenti. Quello di assicurare ai cittadini italiani, dopo la tragica fase storica vissuta in precedenza, una piena fruizione di libertà, di uguaglianza e di diritti civili, politici e sociali. E non certamente il raggiungimento di obiettivi di parte, di consenso elettorale.
Destano quindi indubbie perplessità alcune affermazioni, come sopra, di Giorgia Meloni, quali il procedere “anche da soli” e l’aver “ricevuto un mandato da parte dei cittadini”. Quel che si vuole modificare, la nostra Costituzione, è patrimonio di tutti e nessuno può arrogarsi il diritto di apportare cambiamenti per conto di tutti, risultando così confutabile anche la motivazione “per rispettare il voto dei cittadini”, voto ricevuto solo da una parte dei cittadini.
Va infatti evidenziato che la pur ampia maggioranza parlamentare dell’attuale compagine governativa non risulta rispondente a quella dei cittadini, tenuto conto dell’alto tasso di astensione che si è registrato alle elezioni di settembre 2022 (il 44% raggiunto dal centrodestra rappresenta circa il 28% degli italiani) nonché dell’effetto di una legge elettorale maggioritaria. E ciò vale ovviamente per qualsiasi altra maggioranza di diverse forze politiche da prendere in considerazione.
E comunque tempo che le forze politiche s’impegnino ad agire senza arroganza e rincorsa del potere per il potere, con umiltà, senso del limite e “al servizio del vero bene comune”.
Testo presente anche sul Foglio periodico "Politicamente - Anno XXIII Numero 2"