Una democrazia senza partecipazione?

Pier Giorgio Maiardi

28/10/2024

La condizione principale per una democrazia è la partecipazione e questa abbisogna di attenzione e sensibilità da parte dei cittadini che devono “partecipare” in modo significativo ed efficace. Oggi mi pare che questa attenzione e questa sensibilità non vengano mai sollecitate: ai cittadini si chiede solamente il consenso e questo è certamente molto insidioso. La responsabilità di ciò è da attribuirsi, in pari misura, alla maggioranza che governa ed all’opposizione che dovrebbe proporre alternative valide alla politica dei governanti.

La situazione attuale di “casa nostra” riguardo alla partecipazione è indubbiamente assai carente: i partiti al governo si preoccupano di pubblicizzare i provvedimenti assunti con slogan e discorsini imparati a memoria in cui si elogia il governo e, in particolare, chi lo presiede facendone quasi un personaggio mitico e unico, la opposizione si lascia trascinare nello stesso terreno e si limita a contestare le affermazioni della maggioranza in un modo che diviene stucchevole, entrando molto raramente nel merito della materia e, soprattutto, nella impostazione politica di fondo proponendo un’alternativa credibile. I mezzi di comunicazione statali, e specialmente la TV, mostrano all’infinito questo quadro proponendo e riproponendo la figura della “mitica”  Presidente del Consiglio in diverse fogge e in diversi momenti, facendone una figura assolutamente centrale in ogni contesto nazionale ed internazionale.   Tuttavia, a ben guardare, la nostra Presidente ha attutito, fino a nasconderla, la sua ispirazione culturale e politica originaria, che solamente ogni tanto trapela, ad esempio nella proposta di premierato, per diventare buona per ogni stagione, conservare il più largo consenso e mantenere il potere, e bisogna riconoscere che in ciò la Presidente è molto capace.  Invece di trasformare ogni scelta politica in termini economici e assicurare ai cittadini che le tasse a loro carico non aumenteranno, anzi sarà attenuato il peso fiscale, e nel contempo miglioreranno, non si sa come, i servizi ed i benefici per loro, non sarebbe invece preferibile coinvolgere i cittadini mettendoli al corrente del costo di ogni specifico servizio e delle scelte che si intende compiere anche nella ricerca delle fonti di entrata che si pensa di impegnare, cioè della linea politica che si ritiene di assumere? E l’opposizione segue il medesimo schema senza cercare di innalzare il livello del confronto politico: credo che questo procedere difficilmente le consentirà di divenire maggioranza!

Quella che soffre maggiormente questa situazione è la democrazia che diviene sempre meno partecipata: è vero che i cittadini vengono sollecitati perché è ancora il loro voto che determina il prevalere di una o dell’altra parte politica ma questo non è sufficiente se i votanti non sono sufficientemente informati e resi sensibili e attenti, responsabilizzati, questo è populismo ed è incompatibile con una sana democrazia. E’ la partecipazione che reca qualità alla democrazia, che garantisce alla politica la possibilità di rinnovarsi e di adeguarsi alla realtà da governare, la partecipazione è vitale per la democrazia. Sono tanti gli Stati dove formalmente i cittadini eleggono i loro governanti ma non sono altrettanti quelli in cui esiste una democrazia effettiva perché è impedita ogni forma di partecipazione!

I cristiani dovrebbero essere assai sensibili a questo tema perché è solo con la partecipazione alla vita democratica che si può realizzare un confronto fra concezioni e pensieri diversi e si può formulare e sostenere una proposta, la mancanza di dialogo e confronto porta ad un conflitto permanente che impedisce di crescere con l’apporto di tutti.

Una partecipazione dovrebbe avvenire attraverso i partiti che, con una presenza diffusa nel Paese, dovrebbero essere strumenti di informazione e sensibilizzazione, luoghi di confronto e di dialogo fino a diventare, come dice la Costituzione con una definizione scarna ma precisa, strumenti attraverso cui “i cittadini” esercitano “il diritto … di concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Ma proprio nella promozione di una partecipazione effettiva dei cittadini i partiti mostrano attualmente la loro più eclatante carenza.       

E’ sempre possibile e auspicabile una presenza ed una partecipazione degli enti intermedi che non dipendono dallo Stato, delle associazioni, soprattutto, suscitate dai cittadini: sono queste che, in una democrazia, dovrebbero essere strumenti di animazione della vita pubblica, di formazione ma anche di contestazione e di proposta. Penso alle proposte di legge di iniziativa popolare, predisposte ora dalle ACLI, proprio per favorire la partecipazione e per la riforma dei partiti. Perché queste proposte siano effettivamente popolari occorre il coinvolgimento di un adeguato numero di cittadini: facciamone occasione di informazione, formazione e sensibilizzazione, cioè strumenti per far crescere la nostra faticosa democrazia!