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“Sono Giorgia e sono Cristiana…”
di Domenico Rogante
1 Giugno 2024
“Non so cosa esattamente preoccupi la Conferenza episcopale italiana, visto che la riforma non interviene nei rapporti tra Stato e Chiesa. Ma, con tutto il rispetto, non mi sembra che lo Stato Vaticano sia una repubblica parlamentare; quindi, nessuno ha mai detto che si preoccupava per questo. Facciamo che nessuno si preoccupa." (Corriere della Sera, 31-05-2024)
È il commento della Premier Giorgia Meloni ai timori espressi dalla CEI riguardo la riforma del Premierato, dopo che il Card. Zuppi aveva invitato a “fare grande attenzione agli equilibri istituzionali.”
Con queste parole, la Presidente del Consiglio oltre a rispolverare la storica idea della Destra di porre i rapporti sulla base degli interessi corporativi, definisce con sfrontatezza la sua idea del clero, relegando i pastori della Chiesa a “semplici” amministratori delle funzioni religiose che, garantiti i rapporti tra Stato e Chiesa, non devono entrare nelle questioni che riguardano il governo del Paese.
Una visione della Chiesa e della Fede alquanto avvilente per una che non perde occasione di usare il suo essere cristiana come slogan elettorale. La presidente Giorgia Meloni sembra ignorare alcuni dei messaggi centrali che ci vengono dalla nostra Fede: l’attenzione verso il prossimo ed in particolare verso i più deboli, l’invito ad operare con lo scopo di aprire percorsi al “Regno di Dio” fra noi. “Convertitevi perché il Regno di Dio è vicino.” (Mt 4,17).
Inoltre, la Premier sembra avere anche delle gravi lacune storiche, perché, se è pur vero che la forma di governo della chiesa non è una repubblica parlamentare in quanto possiede una rigida struttura gerarchica con a capo il Pontefice, non si può dimenticare come il determinante contributo dei Cattolici alla realizzazione della Costituzione Italiana e alla costruzione della nostra Repubblica, passa da un lungo processo di accettazione della Democrazia come forma di governo popolare che ha permesso l’autonoma partecipazione dei cattolici alla vita politica, in quanto laici.
La giusta risposta alle parole della Presidente del Consiglio le ritroviamo nell’intervento dell’arcivescovo di Napoli Domenico Battaglia all’ultima Assemblea Nazionale di Agire Politicamente:
“Un cristiano, un prete o un vescovo non può girarsi dall’altra parte ma essere presente lì dove viene messa al centro la persona e il bene comune, combattendo per affermare i giusti diritti della comunità, difendendola da ogni tentativo di danneggiare la coesione sociale, cosa che avviene ogni qualvolta il dovere reciproco della solidarietà tra cittadini ed istituzioni, tra territori diversi, viene messa a repentaglio.
In questo senso la chiesa non deve mai avere paura di sporcarsi le mani, nella difesa del bene e diventando voce degli ultimi, senza chiedere privilegi per la sua condizione ma sempre il rispetto dei diritti di tutti.”
L’arcivescovo, nel ribadire la sua strenua contrarietà all’autonomia differenziata, definendola “una legge che mortifica il sud e l’umanità solidale che ha fatto grande la nostra comunità nazionale”, ha aggiunto che: “Ogni credente deve contrastare l’egoismo, vero male del nostro tempo, superando l’idea che la politica sia un terreno vietato, perché in realtà è necessario ritrovare il coraggio di rispondere alla vocazione cristiana anche attraverso il cammino impervio della politica. Il Vangelo e la Costituzione divengano un peso sulla nostra coscienza, fino a quando ogni riforma e ogni legge, anche la più piccola, non sia orientata al bene di tutti, iniziando dai più fragili.”
Allora, fatta la premessa che le scelte politiche di un cristiano con cui dare concretezza all’ispirazione che proviene dalla fede possono essere molte e diverse e che è evidente che non ci può essere un unico partito politico che si identifichi con la fede e che raccolga tutti i credenti, come può una Presidente del Consiglio che vorrebbe una Chiesa silente e rinchiusa nelle sagrestie, rappresentare un riferimento politico per chi invece vive in maniera attiva ed efficace l’ispirazione cristiana nell’ambito in cui svolge la quotidianità della vita sociale?